23 Ott Gen Z – cambio di paradigma marketing
Sono arrivati! Sono i Gen Z.
Quelli della Generazione Z, i nati tra il 1995 e il 2012.
E’ la generazione post-millenials e ha già iniziato a influenzare il futuro della forza lavoro e del mercato dei prossimi anni. Stanno letteralmente cambiando il paradigma marketing!
Gen Z e la nuova interpretazione di responsabilità sociale
Mai sentito parlare di responsabilità sociale delle aziende? Se chiediamo ad un imprenditore ti potrebbe rispondere che fa molto per i suoi dipendenti, per agevolare il rapporto famiglia lavoro, etc.. Si, in parte, ma non è questa: la responsabilità sociale la stanno insegnando quelli di Gen Z. Ma che vogliono quelli della Gen Z?
Abbiamo tutti sentito parlare di quanto sia difficile creare legami forti con le nuove generazioni: distratte dai valori, esigenti, tendente a brevi periodi di attenzione verso le informazioni, al disinteresse dei messaggi di un marchio e il disprezzo generale per le esperienze impersonali. Erano motivi convincenti per molti marketer, per raggruppare e affinare le loro strategie di content. Ma oggi non bastano più. Eh, sono quelli che stanno costringendo le aziende a ripensare in termini di marketing! Si, era ora! L’era degli show di vendita pare finita. Si va alla sostanza e occorre che ogni imprenditore faccia i conti personali con la propria coscienza sociale e marketing. Può sembrare una cosa antipatica, ma tutti prima o poi devono fare i conti con il cambiamento e questo oggi è dettato dalla Generazione Z.
Gen Z – la rottura del paradigma marketing
Nati con un piede fermo nell’era digitale e l’altro radicato nei valori della vecchia scuola, i membri di questo gruppo demografico scelgono di impegnarsi all’ascolto ma vogliono maggiore trasparenza, responsabilità e conferme personali da ogni esperienza comunicata online. Il loro elevato utilizzo di social network come Instagram, YouTube e Twitch indica quanto siano più propensi a cercare opportunità di contenuto approvate dai loro idoli e colleghi influenti (o che permettono una qualche forma di collaborazione con loro).
Un esempio: in appena 24 ore dopo che Taylor Swift ha esortato i suoi 112 milioni di fan di Instagram a votare per i Democratici alle elezioni di medio termine, il gruppo di sostegno agli elettori non partigiani Vote.org ha registrato un enorme numero di 65.000 nuovi elettori. Ora che è il potere della persuasione.
Ogni tipo di informazione che gira in rete è scannerizzata dal loro radar che la rimbalza e genera reazioni che alterano completamente lo status quo di una marca, di un prodotto o un’impresa.
Secondo il Gen Z Insights Center di Barkley, Gen Z ha già un potere d’acquisto diretto fino a 143 miliardi di dollari, con un potenziale impatto di oltre 665 miliardi di dollari sulla spesa familiare. Inoltre, si prevede che questo gruppo rappresenterà il 40% dei consumatori entro il 2020.
Si prevede che entro il 2020 la Gen Z raggiungerà il 40% dei consumatori.
(fonte Twitter @barkleyus)
Il presidente di FutureCast Jeff Fromm ha definito questo gruppo demografico come “anime vecchie in corpi giovani“: sono digitali, sociali e mobili fino in fondo, ma i loro valori sono più fortemente allineati con i loro omologhi baby boomer. Ad esempio, hanno visto in prima persona cosa può accadere quando si divulgano dati privati che potrebbero essere usati o abusati (come nel caso di Cambridge Analytica).
Un suggerimento temporaneo per i marketer: occorre coltivare di più la reputazione di affidabilità delle imprese e dei marchi prima di lanciarsi in operazioni dove possono influire l’audience di Gen Z perchè ogni fiducia iniziale guadagnata con questo pubblico può essere volubile e fugace. Occorre quindi maggiore strategia nel tempo, per costruire maggiore fiducia nel tempo, con criteri di tangibilità affinchè il valore di una comunicazione eccellente continui a durare nel tempo e comportamenti di acquisto della Gen Z.
Perchè Gen Z si distingue dai Millennials
Ma mentre i loro predecessori, i millennials, si rivolgono ai social network online per soddisfare il loro bisogno di interazione umana, quelli di Gen Z sembrano più interessati a riempire quel vuoto di interazione umana con un nuovo tipo di contenuti: esperienze uniche e differenziate che collegano i loro mondi fisici e digitali. E’ la dimensione “Figitale” (Fisico+Digitale) che sembra stia diventando la risposta marketeing capace di confermare il valore. Per esempio stanno nascendo negozi con un servizio personalizzato, promuovendo prodotti con supporti tecnologici di realtà aumentata e con possibilità di scelte di acquisto online anzichè offline.
Si tratta di esperienze “miste”, dove il vositatore ha subito l’occasione di sperimentare qualcosa e la possibilità di svincolarsi dall’acquisto anche in seguito se non lo convince. Può sembrare una cosa drammatica che potrebbe apparire come una rinuncia al marketing attraverso le emozioni umane, ma non è così.
E’ fondamentale invece che le imprese mettano in esposizione in modo più cocnreto il proprio impegno di responsabilità sociale, affinchè lo scopo di esistere sia condiviso e supportato da Gen Z. Questo richiede il ritorno a una comunicazione più “vera”, fondata su aspetti fisicamente testabili prima dell’acquisto, dove l'”assagio esperienziale” sia allargato a tutti e non ad una rosa o elite di selezionati, ciò affinchè la relatà non sia un’immagine finta e affinche la fiducia possa esser accordata.
Gen Z – significa cambio di marcia marketing
Si può certamente puntare a sottolineare per esempio contenuti educativi, demo di prodotti, wine tasting, corsi di formazione online o tutorial di processo, che non devono essere “asssaggi” dimostrativi. In quanto secondo Gen Z i contenuti di valore reale fisicamente testabili, consentano all’audience di comprendere se fa parte o meno di quel determinato tipo di cliente che li utilizza realmente. Si, potrebbe essere paradossale, ma i Gen Z vogliono capire se sono clienti oppure no, non sulla base di un ragionamento, bensì sulla base della loro esperienza sensoriale-fisica.
L’imprenditore potrebbe dire “Mio nonno! Ma perchè devo dare gratis qualcosa che non so se comprerari?”
Perchè oggi, con i social che in 24h possono cambiare la tua immagine di marketing, il vendere senza far provare l’esperienza è ritenuto sempre più un abuso di responsabilità sociale di chi “offre” sul mercato qualcosa. E la considerazione ci stà tutta. Del resto il senso originario della parola “offerta” è proprio “dare senza chiedere“. Insomma si tratta di un “upgrading“, soprattutto per chi vuole comunicare valore.
Questo è l’insegnamento di Gen Z per lo sviluppo di una nuova responsabilità sociale delle aziende.
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